Editoriale Luglio 2021

Questo mese vorremmo occuparci di una questione che viviamo, incontriamo e con cui facciamo i conti da sempre, sia individualmente che socialmente: l’immagine. 
Immagine intesa come il modo con cui ci presentiamo nei contesti sociali, ai nostri interlocutori, alla famiglia, a noi stessi.
Il nostro corpo, le nostre movenze, così come la cura nel parlare si fanno biglietto da visita, esprimono l’attenzione che mettiamo su alcuni dettagli di noi, piuttosto che su altri.
Dichiarano i nostri interessi, le nostre priorità, talvolta anche l’appartenenza ad alcune culture e religioni.
L’immagine, nostro malgrado, si fa oggetto delle prime recensioni che riceviamo dall’esterno, recensioni che possiamo dire superficiali, incomplete, inesatte, non richieste perché fondate sulla costruzione del palcoscenico su cui ci mostriamo e purtroppo spesso, cade come una sentenza il “ buona la prima”. 
L’immagine che diamo agli altri può parlare di tutto il proprio mondo o assolutamente di niente: quale è costruzione e quale è autenticità?
Quando l’immagine agisce come scudo o come rappresentazione di sé?
Capita di accorgersi che quanto più una parte di noi viene esibita quanto in realtà stiamo nascondendo la controparte vera: vesto i panni di una donna feroce e mascolina può essere armatura di “sono insicura fragile e sottomessa nei rapporti”; “sono aggressiva,  ho paura di essere aggredita”, etc… 
Ci troviamo di fronte al paradosso del Pierrot o dei clown che, lo spiega bene la letteratura di King e a seguire la cinematografia, suscitano così tanta paura quanta tristezza.
L’immagine e la sua complessità nel parlarne, la solitudine con cui la si vive, l’illusione con cui la trattiamo o bistrattiamo, hanno a che fare con il nostro mondo interno e con la simbolizzazione emozionale del mondo esterno, ovvero il modo in cui ci mettiamo in rapporto al fuori.
Come ci presentiamo agli altri ha a che fare con noi stessi .
Non con i canoni estetici, non con le mode, non  con gli abiti che, possono essere usati sì, quali accessori esemplificativi delle emozioni che vogliamo esprimere, ma che non possono essere esaustivi della densità che la questione immagine richiede.
Assistiamo agli spietati assalti contro i corpi “imperfetti”, il body shaming, alla rivincita delle smagliature, al trionfo dell’imperfezione-la vitiligine diviene bandiera simbolo in questi ultimi anni-al mostrarsi orgogliosamente. 
Retorica ingenua e mistificatrice asserire quanto non ce ne sarebbe bisogno.
L’immagine è di chi la abita.
Spesso ci dimentichiamo che non è di chi la possiede, di chi se ne fa fruitore ingordo.
Tema ampissimo e mai saziante quello del rapporto tra mondo interno e mondo esterno, una relazione che sembra mai accontentare la sezione aurea e le emozioni. O forse sì, basterebbe guardare l’altro e guardarlo davvero.

Carolina Host

Psicologa Clinica e Psicoterapeuta
ad orientamento Psicoanalitico

Posted by:ComeQuando appunti di psicoanalisi

ComeQuando è un progetto editoriale nato dall'incontro di tre colleghe psicoterapeute che desiderano portare la psicoanalisi fuori dallo studio, demitizzarla e avvicinarla ai contesti di vita. Renderla utile e non solo bella. #ComeQuando

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